Sonno polifasico

Dormire poco, sfruttando il già poco tempo di cui si dispone per dedicarsi a se stessi o per organizzare al meglio i propri impegni: sogno o realtà? Studi professionali hanno permesso di capire che il cervello, per riposare, ha bisogno di in periodo molto più breve delle sei – sette ore gjornaliere per riposare: ottimizzando il sonno al meglio, centoventi minuti sembrano più che sufficienti per ripristinare una condizione psico fisica ottimale.

Se davvero le ore di veglia di cui si dispone non sono ritenute sufficienti, è possibile provare il cosiddetto sonno polifasico, un modo di dormire – ma probabilmente sarebbe più opportuno parlare di riposo – che combina al meglio le ore in cui stare svegli e le ore in cui dormire. Uno dei primi studiosi dell’argomento ha proposto con successo il metodo Uberman, che da lui prende il nome, che prevede un ritmo quotidiano di riposo quanto meno probante e di difficile messa a punto. Per applicarsi in tale metodo occorre alternare sei fasi di sonno breve – ciascuna della durata di venti minuti – a sei fasi di veglia. Così facendo si riesce sul breve a recuperare le energie necessarie per affrontare le tre ore e mezza successive al riposo.

Mettere in pratica con successo il metodo Uberman è complesso e molto probante all’inizio, in quanto è necessario abituare il proprio corpo ad un bioritmo totalmente sfasato rispetto al proprio abituale. Durante i primi giorni, per tanto non bisognerà preoccuparsi se si cederà al sonno anche profondo, per diverse ore: il tutto è più che giustificabile, e costituisce un punto importante di avvicinamento alla meta prefissatasi. Dopo essersi cimentati – con il più che giustificato insuccesso – nel metodo del sonno polifasico, bisogna correre ai ripari, ottimizzando i propri sforzi. La cosa migliore da fare è quella di aumentare sistematicamente le fasi di sonno breve, portandole da venti minuti a quaranta circa: le ore complessive di sonno quotidiano saranno quindi quattro: poche certo, ma di sicuro più sostenibili. Dopo aver assimilato al meglio le quattro ore di sonno, sarà possibile poi diminuirle progressivamente, portandole a tre prima, fino al raggiungimento delle due. Particolari contro-indicazioni sul metodo non sono da segnalare, sebbene di fronte ad insuccessi continui, la scelta più saggia sia quella di rinunciare, mantenendo il proprio bioritmo.